Lungo 5 metri e largo 3,5, nel corso di quattro decenni il bandierone si è visto sventolare in tutti gli stadi d’Italia e quelli europei toccati dalla campagna nella Coppa Uefa ‘91/‘92, da Oviedo a Bucarest, dal “sacrario” di Anfield Road a Liverpool fino ad Amsterdam, per non parlare dell trionfo all’Empire Stadium di Wembley nell’Anglo-Italiano 1996. Bianchi lo ha portato dappertutto come un segno storico di fede, nelle sue scorribande negli stadi che spesso lo vedevano al fianco dell’inseparabile Sergio Ferreggiaro, che tutti conoscevano come “Callaghan”, nome di battaglia dovuto non al rude poliziotto interpretato da Clint Eastwood, ma a un ancor più rude giocatore del Liverpool degli anni Sessanta.
Vento e pioggia hanno imposto, anno dopo anno, sistematici interventi di restauro per prevenire l’inclemenza del tempo che passa e degli agenti atmosferici. Ma il bandierone di Dario è rimasto sempre lo stesso, eccettuata una scritta testimoniale nel ricordo di un caro amico. Il “Ciao Mauri” che Bianchi ha voluto aggiungere, infatti, è il commosso omaggio a Maurizio Sivori, un grande tifoso genoano di Casarza Ligure scomparso troppo presto, ma che continua a girare di stadio in stadio, come nome sventolato dall’amico Dario.
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