Forse per la prima volta da quando è tornato, Gian Piero Gasperini e' riuscito a vedere la squadra giocare come vuole lui. Pressing, tanta corsa, giocate in verticale, azioni a ripetizione e pazienza se ogni tanto l'avversario ci prova anche lui magari grazie a qualche spazio lasciato libero.
Ecco perché penso che si debba ripartire da domenica. Dalla gente felice allo stadio, dall'urlo di Antonelli, dalla carica di un campione del mondo come Gilardino che per questa maglia lotta e suda, dalla grinta di chi qualcuno riteneva un pacco di Galliani come Antonini, dalla semplicità di gioco di De Maio e dai tre giovani cresciuti nel vivavio: Sturaro, Perin e Cofie. Tra le tante cose belle che dimentico, non posso non citare la corsa per abbracciare i compagni del grande escluso Biondini dopo il gol di Antonelli.
Ecco perché certe partite non valgono come le altre. Alcune transmettono qualcosa di unico e sono in grado di regalare alla gente certe emozioni che ormai in questo calcio sono diventate merce rara. Emozioni che alla televisione arrivano annacquate.
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