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martedì 6 maggio 2014

Scusate, ma io sto con Genny

Premessa: sono assolutamente contrario ad ogni tipo di violenza e quindi ovviamente anche quella nel calcio. Sono contrario agli ultra' che vogliono gestire le società, comandarle e influenzarle come succede in molti club italiani ormai sotto ricatto. Non sopporto neppure quei tifosi che minacciano i giocatori, che li umiliano, che li costringono a fare delle cose per interessi perdonali. Mi piace da impazzire invece il movimento ultra in generale, le sue logiche, i suoi rituali, e quel senso di appartenza che a volte porta quei ragazzi a fare anche gesti straordinari. Assisto incredulo al teatrino di questi giorni. I fatti accaduti sabato a Roma mi hanno provocato e mi provocano ancora oggi un grande senso di disgusto. Ma le polemiche, i finti moralisti, i soliti politici e tutti quelli che di calcio proprio non ne sanno nulla ma che pontificano mi danno un fastidio incredibile.
Tanti sono i luoghi comuni che non sopporto. Il primo è legato alla frase che tutti ripetono come un mantra: "lo Stato non deve trattare con i delinquenti" dimenticando che proprio dentro lo Stato ci sono persone che applaudono per cinque minuti gli assassini di un ragazzo di 18 anni.. Sono fermamente convinto, magari mi sbaglierò, che non ci sia stata alcuna trattativa ma che Genny in quel momento fosse l'unica persona in grado di garantire l'ordine pubblico nello stadio. E' stato lui in qualche modo a fare sì che dentro l'Olimpico non accadesse nulla, fermare la rabbia di 30mila persone non è cosa facile, forse qualcuno lo dimentica o lo vuole dimenticare. E' sempre successo così e non solo in Italia, non c'è nulla per cui scandalizzarsi. 
Oggi Genny (sarà anche figlio di un camorrista ma se era dentro lo stadio significa che poteva starci) è stato colpito dal Daspo, tradotto: per cinque anni non potrà andare allo stadio. Ovviamente una decisione "politica", per lo spettacolo diciamo. La sua colpa? Aver scavalcato le recinzioni e aver indossato una maglietta con la scritta "Speziale libero". Subito dopo la morte dell'ispettore di Polizia Raciti a Catania, si è sparsa una verità alternativa: il poliziotto sarebbe stato ferito mortalmente da fuoco amico e l'ultrà sarebbe quindi stato incastrato per evitare a qualche agente di finire nei guai. Sicuramente solo una follia, ma di sicuro pensare che un condannato possa essere innocente non può essere ritenuto un reato.
Non voglio difendere i violenti, non voglio che passi questo messaggio, ma obiettivamente quello che sto sentendo davvero non mi va giù. Non mi piace sentire frasi fatte dette da chi neppure ha la minima idea del mondo calcio e soprattutto del mondo ultrà. Conosco una persona che era allo stadio in quel famoso Genoa - Siena e che, non avendo fatto davvero nulla, ogni domenica si ritrova costretta a restare lontana dalla sua squadra del cuore. Beh la storia mi ha colpito molto. Perché ancora una volta in questa Italia ci sono due pesi e due misure. A Roma invece tutto può accadere che il peso rimane lo stesso.

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