mercoledì 26 novembre 2014
Il Genoa paga, il Doria no
.Sul "Corriere Mercantile" di oggi la notizia che ha un po' sorpreso tutti. L'ha trovata il mio collega Stefano Rissetto che oggi ha pubblicato questo pezzo.
Nulla di nuovo nulla di fatto, sulla strada che dovrebbe portare le due società genovesi alla gestione in via diretta dello stadio “Ferraris”, funzione oggi di competenza del Consorzio Stadium, società di diritto privato subentrata a SportInGenova.
In avvio di settimana, il sindaco Marco Doria, insieme con l’assessore allo Sport Pino Boero, ha ricevuto a Palazzo Tursi il presidente del Consorzio Stadium Beppe Costa e i rappresentanti delle due società professionistiche genovesi che utilizzano, previo versamento di un canone di locazione, l’impianto edificato tra il 1987 e il 1989 sulle macerie di quello costruito per Italia 1934: l’amministratore delegato del Genoa Alessandro Zarbano, l’avvocato Antonio Romei in qualità di consulente di fiducia del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero.
Si è trattato di un nuovo incontro interlocutorio, nel corso del quale Costa - quale rappresentante del soggetto concessionario della gestione - ha posto come precondizione, per ogni ulteriore eventuale discorso, l’adempimento degli obblighi in essere tuttora inevasi, da parte delle controparti, ovvero degli arretrati relativi ai canoni di locazione.
In merito, negli ultimi tempi si è registrato un singolare “sorpasso”, diverso da quello che forse i tifosi rossoblù avrebbero preferito e che vagheggiano dal primo turno di campionato, ma in assoluto non meno commendevole. Se in passato era stato infatti il Genoa a distinguersi in negativo, per il significativo ritardo nel saldo delle spettanze economiche da versare al consorzio, quale corrispettivo dell’uso dell’impianto, negli ultimi mesi l’irregolarità nei pagamenti ha visto primeggiare la Sampdoria, finita di conseguenza dietro la lavagna nella prospettiva del concessionario. Tra gli inadempimenti delle due società, si arriva a una somma attorno ai due milioni di euro: Costa ha fatto presente a tutti i soggetti interessati come senza la messa in regola sui pagamenti, il suo consorzio non accetterà di fare ogni altro passo.
Per assurdo, proprio la Sampdoria - tramite il presidente Ferrero, che pure si era espresso a favore dell’ipotesi, già caldeggiata dal predecessore Garrone, della costruzione di un impianto ex novo, tanto da indicare nel senatore a vita Renzo Piano il progettista ideale - che si trova nei panni di inquilino moroso è la più decisa a voler subentrare al Consorzio Stadium nella gestione diretta dell’impianto. Per parte sua, Doria e Boero hanno sottolineato l’assoluta priorità dell’interesse pubblico da perseguire, in linea con la natura della proprietà della struttura.
venerdì 21 novembre 2014
Incredibile: l'incasso di Italia - Albania resta alla Figc
Che fosse un pasticcio lo si era capito sin dal primo minuto. Ma ora la cosa sta assumendo i contorni dell'assurdo. Che fine faranno i soldi dell'incasso di Italia - Albania dell'altra sera? Ce lo siamo chiesti in redazione e così oggi sul "Corriere Mercantile" è uscito il reportage a firma di Pietro Roth.
C'è qualcosa che non torna nella scelta di come destinare i fondi che la Figc ha raccolto dopo la partita Italia-Albania di martedì sera. Vibranti le polemiche dei tifosi del Genoa, decisa la presa di posizione dell’assessore regionale allo Sport Matteo Rossi, che molto si era speso per portare gli azzurri a Genova dopo l’alluvione del 9 ottobre.
«Pensiamo alla fine di raccogliere un monte di 600-800 mila euro da destinare alla ristrutturazione dei campi di calcio del genovesato devastati dall’alluvione: ma non dall’incasso, non togliamo i soldi a nessuno»: parole del direttore generale della Federcalcio, Michele Uva, spese nell’immediato post-partita di martedì sera. «A costituire il fondo - proseguiva Uva - per Genova sarà una quota dei diritti tv della partita, il corrispettivo dei 2.620 tagliandi omaggio di Italia-Usa del 2012 (l’ultima amichevole a Genova), i fondi messi a disposizione da Lega di A e Dilettanti (350 mila euro) e quelli che saranno quantificati dalla altre componenti federali. In più, i telespettatori hanno potuto fare donazioni al numero verde 800585858». L’incasso della partita, ovvero 248 mila euro, non sarà quindi devoluto in beneficenza, ma resterà nelle casse della Figc. E qui sorgono i primi dubbi: perché allora hanno comprato un regolare biglietto anche il ct Antonio Conte e tutti i giocatori? E perché lo stesso Uva, commentando l’assenza sugli spalti del presidente della Lazio Claudio Lotito, ha detto che «ha comunque acquistato dieci biglietti»? Che bisogno c’era, se poi quei soldi non sarebbero stati devoluti in beneficenza a chi ha perso tutto?
Quanto devoluto dalla Figc, comunque, per volere dell’organo di governo del calcio italiano, sarà speso per la sistemazione dei campi genovesi colpiti dall’alluvione. Fra essi quelli di Montoggio (l’unico che non ha ancora riaperto), il “Torbella” di Rivarolo, il “Ceravolo” di Lagaccio, il “Daneri” di Caperana e le strutture di Carasco e Leivi, ma anche il “Comunale” di Busalla e il “Negrotto” di Serra Riccò, collegato alla strada principale da un ponticello ben presto travolto dalla furia delle acque. A questi si aggiunge anche il “Cige”, cui hanno messo mano gli stessi giocatori del Begato sistemando l’impianto elettrico e gli spogliatoi praticamente...in diretta, lavorando anche durante l’alluvione di ottobre.
La scelta di destinare quei fondi solo ed esclusivamente alla sistemazione dei campi non è piaciuta alla tifoseria organizzata del Genoa. «Già ritenevamo paradossale il fatto di chiedere a chi ha subito ingenti danni di autofinanziarsi per contribuire alla ripresa del territorio - si legge in una nota - Non si azzardi il Presidente della Figc Tavecchio a pensare di destinare realmente i fondi raccolti al ripristino degli impianti sportivi. Ad oggi in Liguria si contano ancora centinaia di sfollati, imprese distrutte, commercianti che hanno perso tutto, un territorio che si sbriciola e torrenti da mantenere puliti e in sicurezza.
Facciamo appello al presidente Preziosi affinché garantisca che l’incasso della partita venga realmente devoluto agli alluvionati».
Netta anche la presa di posizione di Matteo Rossi, assessore allo Sport della Regione Liguria: « I tifosi albanesi che hanno riempito lo stadio pensavano di contribuire alla ripresa di una città che li ha accolti e nella quale sono cresciuti. È il caso di ripensare le scelte della Figc».
lunedì 17 novembre 2014
Società, ecco tutti i movimenti
Meno persone nei posti di comando, una rete efficiente di collaboratori e tante idee. Il nuovo corso della società volto alla ottimizzazione delle risorse e al taglio dei costi sta già ottendendo i primi risultati. E non solo sul campo.
Intanto i conti. Fino a qualche tempo fa erano davvero oltre i limiti di guardia (come il presidente Preziosi da qualche tempo ha iniziato ad ammettere), ora iniziano a tornare. Grazie ad una nuova politica sono stati abbassati gli ingaggi, acquistati giocatori a parametro zero o presi in prestito e soprattutto non sono state fatte strane scommesse sudamericane da costi a volte rilevanti. Insomma una serie di mosse necessarie che ora permettono al club di guardare avanti con maggiore serenità.
Ma da applausi è stato anche il modo con cui il presidente Preziosi e i suoi uomini hanno operato sul mercato nel corso dell’estate. Pochi soldi ma idee chiare e scelte condivise anche dall’allenatore.
Milanetto è di fatto il nuovo direttore sportivo che si muove in collaborazione con Fabrizio Preziosi. L’ex centrocampista interpreta al meglio il ruolo del ds moderno andando di persona a seguire decine e decine di giocatori già in precedenza selezionati secondo parametri ben precisi. Un modo di operare del tutto diverso rispetto al passato: oggi la società sta già lavorando per giugno con una seria programmazione. Dietro di lui una rete di collaboratori e ovviamente Michele Sbravati, l’uomo che ormai da qualche anno fa "decollare" giovani talenti con intuizioni da vero fuoriclasse.
Ancora da chiarire invece la posizione di Stefano Capozucca che continua a lavorare nell’ombra senza avere un ruolo preciso. Il mistero continua. Qualche giorno fa è intervenuto sul caso Santana ma non si è capito a che titolo.
Un anno fa di questi tempi la società rossoblù procedeva ad una sorta di mini rivoluzione interna con lo scopo di “ottimizzare” e soprattutto aumentare i ricavi da sponsor e merchandising. Ma distanza di dodici mesi il progetto sembra naufragato se non del tutot almeno in parte. Gran burattinaio di tutto l’allora direttore generale Nicola Bignotti che il presidente Preziosi aveva apprezzato nella sua società satellite il Lugano per poi portarlo a Genova.
Bignotti aveva scelto Matteo Togni come nuovo addetto stampa al fianco dell’immarcescibile Dino Storace e aveva quindi spostato l’attivissimo Pietro Pisano all’area marketing. Una serie di movimenti interni che però a distanza di una decina di mesi sono stati messi in discussione.
Intanto Bignotti di fatto non ha più alcun potere all’interno della società anche se le frequenta giornalmente anche per via di un contratto fino al giugno prossimo. Il suo lavoro a Villa Rostan è durato poco, perché ormai da tempo davvero è stato messo in un angolo. Ovviamente a farne le spese è stato Togni al quale in estate non è stato rinnovato il contratto costringendolo a far ritorno a Bergamo. A nulla è valso l’ottimo lavoro svolto, arrivederci e neppure grazie.
Al suo posto una ventina di giorni fa ecco comparire all’improvviso Laura Anchisi, un passato al Palermo e un’esperienza a Parigi come responsabile dell’immagine del fantasista argentino Pastore conosciuto ai tempi dell’esperienza siciliana.
Da un anno nel Grifone lavorano poi due figure di fatto imposte da Infront, l’azienda leader in Italia nella gestione dei diritti sportivi alla quale è dato ormai da anni in “appalto” il marchio Genoa. Alessandro Spagnolo, una vita nell’area marketing del Milan dove lavora ancora oggi (ha appena rinnovato un triennale), sovrintende l’area marketing (guidato con passione e capacità da Daniele Bruzzone) e l’uffico stampa. Il suo contratto scade a dicembre, a giorni è previsto un incontro con la società ma i segnali portano ad una possibile separazione.
Sempre di Milano, anche se con origini di Santa Margherita Ligure, è Roberta Giacobbe arrivata al Genoa con il preciso compito di aumentare le entrate dagli sponsor. A Villa Rostan sono tutti molto soddisfatti del suo operato. Insomma lei potrebbe essere l’unica a non essere coinvolta nella mini rivoluzione.
venerdì 7 novembre 2014
De Andrè e quel viaggio inventato
Nel maggio del 1971 mille tifosi del Genoa partirono da Ponte Andrea Doria per raggiungere Porto Torres per seguire la squadra impegnata a conquistare punti pesanti per la promozione in B. Una spedizione entrata nel mito sia per il numero dei partecipanti (più di 300 oltre la capienza dell’imbarcazione!) sia per lo spirito con cui si mosse una folla davvero incredibile. La leggenda vuole che tra i partecipanti vi fosse anche Fabrizio De Andrè, molti negli anni sono stati i racconti di qualche aneddoto e addirittura c’è ancora oggi qualcuno che giura e spergiura di averlo visto. Ma per la verità il cantautore genovese e genoano non è mai salito a bordo di quella nave. Tra i tanti a confermarlo è l'inossidabile Peo Campodonico, l’autore dell’inno rossoblù: «Fabrizio era un super tifoso del Grifone ma quella volta non c’era, assolutamente. Forse qualche foto l'avremmo scattata...». Anche Lucio Viotti, già dirigente rossoblù e oggi affermato commercialista ribadisce: «Io e
Fabrizio siamo cresciuti insieme in via Trento, in Albaro. Se fosse venuto a Cagliari lo avrei visto, anche perché davvero eravamo molto amici. Non so perché si sia sparsa questa voce che in effetti sento da molti anni, a volte basta un racconto di qualcuno perché diventi leggenda. Di sicuro
quel viaggio è stato qualcosa di fantastico, ricordo la partenza ma soprattutto il ritorno in porto dove c’erano migliaia di persone ad aspettarci. Un’avventura incredibile, un ricordo indelebile».
C’è un particolare divertente di quell’arrivo al porto di Genova: «Il comandante della Caralis – racconta Luciano Paccagnini, all’epoca presidente del Little Club 1959 – urlò col megafono di toglierci dalla parte destra della nave dove eravamo tutti assiepati e di portarci a sinistra, poiché si era leggermente inclinata». Campodonico sottolinea che «era una vecchia carretta del mare e quindi avrebbe potuto avere dei problemi da quella gran massa di persone stipata su un solo lato».
Campodonico racconta ancora: «Al ritorno volevamo far baldoria per la vittoria, ma il mare agitato delle Bocche di Bonifacio purtroppo fece sentire le sue conseguenze e gran parte dei genoani trascorse la notte a vomitare in cabina». All’arrivo, al lunedì mattina, rammenta Paccagnini, «c’era tanta gente al Porto Antico che aspettava che la nave attraccasse. C’erano i rimorchiatori che l’accompagnavano e che sparavano con i cannoni d’acqua verso il cielo, mentre tutte le navi in porto facevano suonare le sirene. Noi ci siamo commossi per quello spettacolo».
Intanto domani notte molti genoani, come nel 1971, partiranno con una nave con destinazione Cagliari. Il numero sarà sicuramente inferiore rispetto a quella volta ma lo spirito a distanza di tanti anni per fortuna sarà lo stesso anche se il calcio è cambiato molto e non in meglio. Il pubblico del Grifone è rimasto uguale. Speciale.
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