Dal Corriere Mercantile di oggi ad opera di Pietro Roth:
Chi ha bisogno di un po’ di pubblicità sulla piazza genovese può cercarla tentando di aggrapparsi a Genoa e Sampdoria, a conti fatti due fra le poche realtà di serie A (anche al di fuori del calcio) rimaste in una città che un tempo si definiva Superba. Un mantra che dalle parti di palazzo Tursi sembrano aver assimilato sin troppo bene. Così, dopo l’exploit del sindaco Marco Doria, che ha criticato le due società - soprattutto una - per i ritardi nel pagamento dell’affitto dello stadio, tralasciando di ricordare come ormai il Ferraris sia in mano ai privati - il consorzio Stadium - e che quindi la questione riguardi, appunto, entità private che non hanno certo bisogno di lezioncine per regolarizzare la propria posizione, ecco che anche la Consulta del gioco d’azzardo tenta di mettersi in vetrina. Lo ha fatto martedì scorso quando, durante un incontro con i dirigenti rossoblucerchiati, ha stigmatizzato la scelta di entrambe di avere come sponsor sulla maglia il logo di due società di scommesse.
«L’incontro si è svolto in un clima di assoluta cordialità - recita un comunicato diffuso da palazzo Tursi - le due società hanno dichiarato di essere ben consapevoli del loro ruolo "sociale" e altrettanto consapevoli dei danni che il gioco d’azzardo può determinare. Tuttavia, i vincoli economici sono considerati al momento inderogabili, mentre sotto l’aspetto culturale è stata riconosciuta la necessità e la disponibilità a collaborare. I membri della Consulta hanno comunque sollecitato le due società a ricercare attivamente sponsor di altra natura e a trovare occasioni di partecipazione ai progetti della Consulta stessa».
Nessuno discute sulla bontà dell’operato della Consulta e sulla sua missione meritoria. Tuttavia è appena il caso di ricordare come il Comune si sia mosso con evidente ritardo nel settore, emanando un regolamento sull’apertura di nuove sale solo quando queste si erano ormai prese tutti gli spazi che potevano. Additare Genoa e Sampdoria a livello nazionale per la scelta dello sponsor, appare, appunto, come un modo per cercare un po’ di pubblicità a buon prezzo, dimenticandosi di come due società di serie A andrebbero protette, pur senza favoritismi, e di come - per quanto riguarda il Comune, non la Consulta - ci siano argomenti all’ordine del giorno ben più urgenti che il pagamento dell’affitto dello stadio (una questione fra privati, è bene ribadirlo) e lo sponsor stagionale.
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