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martedì 15 maggio 2012

Il barbone

Capita di camminare e di vedere davanti a te un uomo solo, in ginocchio e con un cestino in mano. Devo dire la verità, a parte qualche caso isolato, difficilmente mi viene da pensare che si tratti di una messa in scena. Basta guardare i loro occhi e i loro volti per capire che non scherzano. A volte provo persino ad immaginare le storie che ci sono dietro. Non tutti hanno scelto la strada, molti, soprattutto negli ultimi anni, sono stati costretti a viverla. Poco tempo fa, solo per fare un esempio, ho letto l′allarme dell′Associazione matrimonialisti ialiani: «separati e divorziati crescono a ritmo esponenziale (160mila l′anno), molti di loro diventano veri e propri clochard». Negli ultimi dieci anni nel nostro paese si è sviluppata una nuova ed inarrestabile piaga sociale. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi lavoratori (per lo più operai, impiegati ed insegnanti) in clochard, il 25% di loro frequenta mense per poveri. Nell′80% dei casi si tratta di padri separati, obbligati a mantenere moglie e figli. Molti dormono in auto e i più fortunati (circa 500.000) sono tornati ad essere ospiti delle loro famiglie d′origine. Incredibile. Tra i film che più adoro un posto di rilievo l'ha sicuramente "Arancia meccanica", l'avrò visto trenta volte. Semplicemente un capolavoro provocatorio, dissacrante, surreale e dall’anima profondamente anarcoide, uno stupendo oggetto anomalo senza tempo, perfetto nella sua atemporalità. Moderno ancora oggi, semplicemente straordinario come tutti i lavori di Kubrick. Ad un certo punto Alex, il protagonista, dice: Cosa che non mi era mai piaciuta era la vista di un vecchio sporco sbronzo, che abbaia canzonacce care ai suoi padri e procede di rutto in rutto come se avesse tutta una lurida orchestra nelle sue putride budella. Inutile stare seduti lì a sperare fratellini. E invece penso anche loro, come tutti noi, debbano sperare in un mondo diverso. Perché diventare barbone è un attimo, un inciampo, una fatalità.

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