sabato 12 maggio 2012
L'addio di un campione
Di uomini come lui nel mondo del calcio ce ne sono davvero pochi. Schietto, sincero e soprattutto leale, Kakhaber Kaladze mancherà molto al calcio italiano ed al Genoa in particolare. In carriera ha vinto tutto: due Champions League, 2 Supercoppa Uefa, 1 Coppa del Mondo per club, 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana e poi ancora 4 campionato georgiano, 4 Coppa di Georgia, 3 campionato ucraino. Quando si sta così tanto tempo ad altissimi livelli significa che oltre alle gambe c'è di più. E Kakhaber ha sempre dimostrato di avere un'intelligenza superiore e con una cultura davvero straordinaria. Lo si era capito, solo per fare un esempio,quando qualche tempo fa aprì un fondo d'investimento plurimilionario per attrarre capitali esteri in Georgia puntando sullo sviluppo dei settori immobiliare, bancario ed energetico del paese: la Kala Holding.
Il suo futuro d'ora in poi si chiama "Georgian Dream", un movimento politico nato in Georgia lo scorso anno e fondato proprio da lui assieme al magnate georgiano Bidzina Ivanishvili. Kaladze lo definisce un movimento "democratico", con obiettivi ben precisi: "Ho deciso di scendere in campo per la mia gente - ha detto - perchè questo ho nel cuore. Siamo una Nazione caucasica lontana, di cui si parla poco se non per alcune situazioni tragiche, come la guerra del 2008. Ma la Georgia è il Paese dove sono nato e dove ho il mio cuore e i miei affetti. Il mio sogno è di vedere crescere i miei figli in un paese libero e democratico, in Italia ho imparato tanto, proverà a mettere a frutto la mia esperienza".
Quando arrivò al Genoa qualcuno ipotizzò che sarebbe arrivato per starsene in vacanza al sole della Liguria. Preziosi lo scelse dopo averlo incontrato e soprattutto dopo aver avuto referenze straordinarie. Ai compagni erano poi bastati pochi giorni in ritiro a Neustift per rendersi conto chi fosse. In questi due anni il georgiano ci ha sempre messo la faccia e puntando anche l'indice contro compagni e dirigenti. Mai una frase banale, mai un discorso scontato. Per molti è stato un punto di riferimento dentro lo spogliatoio. Purtroppo negli ultimi mesi anche lui è finito nel marasma generale, probabilmente l'idea di lasciare il calcio in qualche modo l'ho ha "ammorbidito". Qualcuno sostiene che se lui fosse stato in campo quel giorno di Genoa - Siena la maglia non se la sarebbe tolta. Di sicuro la sua carriera avrebbe meritato un finale diverso e invece lascerà il calcio in uno stadio tristemente vuoto. Non è giusto.
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