lunedì 30 settembre 2013
Società nel caos
La sensazione, piuttosto chiara, è che da almeno tre anni Enrico Preziosi non ne azzecchi più una. Giocatori cambiati con una facilità disarmante, direttori sportivi chiamati e poi mandati via senza un perché, allenatori sbagliati in continuazione.
Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni ha poi dell’incredibile. Solo qualche settimana fa il presidente minacciava in maniera piuttosto accesa chi gli chiedeva se Liverani fosse in bilico oppure no, l’altra sera lo ha mandato via senza neppure chiamarlo. D’altra parte lui è fatto così, i dipendenti li tratta in questa maniera: basta chiedere a chi negli anni si è trovato a casa senza mai ricevere una sua telefonata. Questione di stile, e a volte di coraggio.
A proposito: Daniele Delli Carri ha saputo dai giornali l’intenzione di Preziosi di farlo fuori. Fino all’ultimo ha lavorato con il solito entusiasmo, poi ha preso atto della realtà senza riuscire a darsi una spiegazione. Impresa ardua, considerato che nel mondo Genoa tutto sembra frutto dell’improvvisazione e poche volte della logica.
A questo punto non resta che aggrapparsi a Gian Piero Gasperini e alla sua voglia di scrivere un’altra pagina importante della storia rossoblù.
Ma il presidente che per dieci anni ha fatto la storia di questo club riportandolo anche in alto facendogli vivere pagine magnifiche, dovrebbe uscire allo scoperto, ammettere i suoi continui fallimenti e dire cosa intende fare di una società che ogni tanto si ritrova ad offrire in giro a qualche “amico”. Vuole realmente vendere oppure no? Ha la forza di mantenerla, oppure no? Ci sono i soldi per andare avanti, oppure no? Sono queste alcune delle domande che dal massimo dirigente rossoblù richiederebbero delle risposte. In tempi brevi.
Ps. Non venitemi a dire che sull'altra sponda nessuno scrive queste cose, non mi interessa. Io rispondo di me stesso. Mi occupo di Genoa e scrivo di Genoa.
Ps del ps. Non sono diventato matto se scrivo così. Chi ha orecchie per intendere intenda...
giovedì 26 settembre 2013
Sembra il Genoa di Malesani
Fatta eccezione per la gara contro la Sampdoria, la squadra rossoblù fino ad oggi non è mai riuscita a mettere in mostra nulla. Poche idee, tanta confusione e solo una discreta fase difensiva, sono un po’ poco dopo cinque gare di campionato.
Probabilmente se la società avesse acquistato gli esterni a luglio Liverani avrebbe potuto lavorare meglio sul suo modulo preferito, ma sta di fatto che qualcosa di più potrebbe e dovrebbe proporre.
Il Genoa modesto visto in azione negli ultimi tempi ricorda in maniera spaventosa quello allenato da Malesani in quella sciagurata stagione che vide il Grifone fare un cammino discontinuo, con vittorie spesso casuali trovate senza merito.
Malesani in più occasioni si era sentito messo in discussione, arrivando a sfogarsi e rimandando al mittente le critiche ricevute da chi (il sottoscritto tra l'altro) lo accusava di essere «mollo». «Mollo a chi? Mollo sarà lei» mi disse in maniera piuttosto accesa come dimostrano i filmati presenti ancora su Youtube. Dopo la botosta di Napoli, il mister veneto venne esonerato per poi essere richiamato nel finale con esiti a dir poco negativo. Solo De Canio riuscì a raddrizzare la baracca e ad evitare il peggio.
Malesani non era mai stato amato neppure dai tifosi che sin dal giorno del suo annuncio hanno storto il naso. In pochi erano convinti della scelta della società e anche in questo il tutto ricorda un po’ la storia di Liverani. Con la speranza che il finale sia diverso e che al più presto il suo Genoa inizi a correre.
giovedì 19 settembre 2013
Io ci credo
I miei colleghi al giornale possono testimoniare che risultato avevo scritto su un bigliettino prima del derby. Quando si indovina di solito si ha fortuna, ma obiettivamente avevo capito la differenza di valori in campo. Se devo essere sincero qualche perplessità me la dava ancora Liverani che ancora non era riuscito a proporre qualcosa di buono dopo dopo un mese e mezzo di lavoro. Ma avendolo visto all'opera per tutta l'estate e avendolo conosciuto, ero e sono sicuro che possa davvero diventare una piacevole sorpresa. Il tecnico ha avuto la forza di cambiare modulo e uomini nella gara più difficile e questo e' sinonimo di intelligenza e forza. Ora però deve confermarsi facendo rendere al massimo una rosa che a me piace moltissimo. Senza fare follie sul mercato e lavorando un simbiosi con Delli Carri, il presidente Preziosi e' riuscito ad allestire un organico importante. Penso che questo Genoa possa addirittura competere per i primi otto posti. Gilardino, i tre esterni di sinistra più forti del campionato, Manfredini, Lodi, Matuzalem, Kucka, e poi ancora i giovani Cofie, Bertolacci, Vrsaljko, Perin e quelli ancora da scoprire come Centurion e Fetfatzidis formano un gruppo davvero forte e completo.
Ora la palla passa a Liverani che dovrà essere capace di gestire una panchina così lunga, ma soprattutto far si che la squadra abbia una precisa identità. Di sicuro presto riproporrà il suo preferito 4-3-3, ma intanto lavorerà sul quel 3-5-2 che tante gioie gli ha dato nel derby. Con i giocatori che ha in teoria potrebbe fare tutti i moduli del mondo, ma sarà meglio che punti su due al massimo tre.
La straordinaria vittoria del derby può davvero essere la scintilla in grado di far esplodere questo Genoa ad una condizione: che sabato batta il Livorno. A quel punto potrà iniziare davvero il divertimento. Io comunque a questa squadra credo come credo all'unione di tutte le componenti. Solo uniti si va lontano e i primi a dirlo sono i giocatori seri come Biondini: "due anni fa c'era il caos più totale, difficile rendere. Ora stare qui e' una gioia". A proposito, bellissima l'iniziativa della società di portare i tre "eroi" del derby allo Store. A presto! Ciao
sabato 14 settembre 2013
Quella mimetica
Sull'argomento sarò molto breve, ma qualche riga voglio scriverla soprattutto per rispondere a chi i voi ieri mi ha chiesto un commento. In attesa di conoscere i particolari della vicenda dalle parole di De Pra', posso tranquillamente dire che lui ha sbagliato a vestirsi così ma sopratutto ad andare li, essendo genovese, uomo di calcio e abitando nelle vicinanze. Le possibilità di essere sorpreso erano troppo alte. Troppe cose non mi quadrano, staremo a vedere.
Ho trovato poi di cattivissimo gusto il gesto della Sampdoria che ha pubblicato la notizia (con testo maldestramente ironico), ma soprattutto la foto incriminata, sul suo sito ufficiale. Ormai lo stile tanto decantato non esiste davvero più, ma questo ormai da tempo.
Mi spiace solo per Luca persona seria e grande professionista. Tutto qui.
giovedì 12 settembre 2013
Tutto sull'inno del Genoa
Professore di tecnica bancaria, autore e attore dialettale, vecchio tesserato del Partito Socialista, ma soprattutto grande genoano. Peo Campodonico è l’uomo che 40 anni fa scrisse il testo di quello che poi sarebbe diventato l’inno ufficiale del Grifone e che ancora oggi risuona ogni volta che le squadre entrano in campo nel Ferraris.
Campodonico, ci racconta come riuscì a vincere quel concorso?
«Era il dicembre del 1972. Il Genoa in collaborazione con il Coordinamento dei tifosi organizzò questo concorso con l’intento di trovare una canzone che potesse diventare l’inno del club. Poteva partecipare chiunque mandando il pezzo in un busta chiusa che poi sarebbe stata aperta dalla giuria. le canzoni ritenute migliori furono suonate nella Chiesa della Consolazione dove c’erano il parroco genoano ma anche Padre Galli che è un acceso tifoso della Sampdoria e che ci ha dovuto sopportare per due sere Siamo praticamente andati li per farlo soffrire».
E poi?
«Vennero scelte 24 canzoni che poi furono suonate alla Fiera del Mare in due serate di fronte a mille persone. Per la finale se la batterono 12 autori, la giuria scelse la mia».
Perché secondo lei?
«Avevo usato un trucchetto, nel senso che mentre le altri canzoni erano suonate in maniera fredda, la mia aveva come contorno 30 alunni del Vittorio Emanuele che mi ero portato, sembrava di essere nella Nord. Tra questi c’erano anche due sampdoriani che erano venuti per divertirsi. E poi la musica era di un “certo” Reverberi, per capire la sua bravura basta pensare alla carriera che ha fatto».
E’ vero che il vecchio inno della Sampdoria “Doria Olè” venne scritto da un genoano?
«Certo che è vero, quella canzone partecipò al concorso e arrivò quarta. Il testo era lo stesso, il titolo invece era ovviamente “Genoa olè”. Sì, è stata senza dubbio una copiatura».
Che emozione prova a sentire la sua canzone suonare ancora oggi?
«Indescrivibile».
Arrivano sempre i diritti d’autore?
«Si, 20 euro ogni sei mesi».
Solo?
«Se mi pagassero ogni volta che qualcuno la suona sarei ricco, ma non mi interessa proprio, va bene così».
Domenica c’è il derby. Immagino che la sua scatola dei ricordi sia stracolma...
«Ogni tanto ripenso a quando sul finire degli anni Quaranta genoani e sampdoriani andavano insieme allo stadio. Non c’era differenza tra Nord e Sud si andava dove c’era posto».
Un derby che ricorda in maniera particolare?
«Quello della stagione 47-48. C’era una pasticceria in piazza Tommaseo che aveva esposto nella vetrina una torta fatta a campo di calcio con tanto di omini. Il padrone era collegato in qualche modo con lo stadio e ogni volta che segnava qualcuno metteva il pallone in rete. La gara era rimasta a lungo sull’1-1 ma all’ultimo vedemmo uscire il pasticcere, tenemmo tutti il fiato sospeso, poi prese la palla e la mise nella porta della Sampdoria. In strada ci abbracciamo tutti, aveva segnato Trevisani».
Va sempre allo stadio?
«Vado solo quando sono sicuro di non soffrire, l’età avanza e la pressione è diventata una brutta bestia. Nell’ultima stagione ho visto le partite contro Pescara e Inter».
E le altre volte?
«Guardo il primo tempo la televisione, se siamo in netto vantaggio o sotto di tre gol come contro la Fiorentina guardo anche la ripresa. Se il risultato è in bilico vado fare due passi. Ai genoani della mia età consiglio di fare così».
La delusione più grossa?
«Prendere cinque gol dall’Inter, non sopporto essere umiliato dalle grandi».
E la soddisfazione più grande?
«Non avere ancora perso nello stadio della Juventus».
Lei è sempre stato un bastian contratto con le dirigenze del Genoa. Di Preziosi cosa pensa?
«Lo ringrazierò per sempre per averci salvato e devo dire che ha fatto sempre piuttosto bene. Mi “incazzo” invece quando racconta bugie tipo quella: “Ranocchia non lo vendo”. dopo tre settimane era già a Milano...».
mercoledì 11 settembre 2013
Milito, Juric, Preziosi e Cassano: parla Capozucca
Questa la mia intervista a Stefano Capozucca uscita oggi sul Mercantile. Per chi non l'avesse letta...
Il suo score nei derby è in positivo. Durante i nove anni in rossoblù infatti di stracittadine ne ha vinte molte e di questo va sicuramente orgoglioso. Stefano Capozucca, ora al Livorno, di fatto ha scritto la storia recente del Grifone con i suoi nove campionati da direttore sportivo. Successi, delusioni, colpi di mercato e contestazioni hanno contrassegnato un decennio coinciso con la rinascita del club più antico d’Italia ormai da tanti anni stabilmente nella serie che gli compete.
Direttore, domenica c’è il derby. Chissà quanti ricordi?
«Un’infinità, davvero. Per fortuna ho il bilancio in attivo, ne ho vinti tanti e questo per un genoano come me è motivo di vanto».
Genoano?
«Lo ero prima di venire a Genova e lo sono ancora di più oggi».
A proposito: quanto contava il gruppo storico nelle vostre vittorie di quegli anni?
«Moltissimo. C’erano dei giocatori diventati tifosi ed è per questo che andavamo al massimo. I vari Rossi, Milanetto, Criscito, Juric, Sculli e Biava posso assicurare che in campo erano delle “bestie”, avrebbero fatto qualsiasi cosa per vincere».
Ci racconta qualche aneddoto?
«Mi ricordo Juric e Milanetto sul pullman mentre andavamo allo stadio per giocare un derby. Per tutto il viaggio urlavano come matti mostrando la cassetta con le gare precedenti vinte sulla Sampdoria, erano bravissimi a caricare tutto l’ambiente. Hanno fatto così diverse volte».
Un altro?
«Vi ricordate quella famosa intervista di Cassano che definì “pallidi” i giocatori del Genoa? Nello spogliatoio di Pegli l’avremmo vista mille volte e ogni volta ci caricavamo a vicenda. Poi non posso raccontare cosa è successo nel tunnel degli spogliatoi al momento di entrare in campo, a Cassano i nostri ne hanno dette di tutti i colori. Per fortuna poi le cose andarono alla grande grazie a Milito».
Il derby che ricorda più volentieri?
«Il 3-0 in dieci contro undici, incredibile».
E quello che ricorda meno volentieri?
«Quello del gol di Maggio all’ultimo...».
Prima di una gara come questa riusciva a dormire?
«Poco e male, mi prendeva un’ansia pazzesca che non si può spiegare».
E dopo?
«Lo stesso. Perché se avevamo vinto facevamo festa fino a tardi, se invece avevamo perso mi prendeva una tristezza paurosa».
Gasperini ha affermato che quel derby finito 0-0 fu l’inizio della sua cavalcata in rossoblù. Conferma?
«Assolutamente sì. Era un brutto periodo, addirittura lui rischiava l’esonero in caso di sconfitta e qualche giocatore sarebbe stato anche contento. Ma in quella partita il gruppo si ricompattò al punto da fare 4 anni straordinari. Nessuno ha più fatto giocare bene il Genoa come Gasperini».
E il presidente come viveva i derby?
«Li sentiva in maniera particolare. Intanto in quella settimana veniva spesso al Pio e poi aveva un sguardo che era tutto un programma».
Vi siete lasciati dopo un lungo cammino fatto insieme. In che rapporti siete ora?
«Immediatamente dopo il divorzio eravamo ai ferri corti, ora le cose sono cambiate e c’è stima e rispetto reciproco. Io ho dato tanto a lui e lui ha dato tanto a me».
E’ così difficile lavorare con lui?
«E’ un luogo comune. Devo dire che non si è mai occupato di formazione con gli allenatori e che per loro ha sempre avuto grande rispetto. E’ un uomo che si è fatto dal nulla e quindi pretende sempre molto, poi certo a volte bisogna saperlo prendere».
Qual’è il colpo che ricorda con più piacere?
«Tanti, insieme a Preziosi abbiamo fatto grandi cose».
E la delusione più grande?
«Mi viene in mente Esposito, pensavamo di aver fatto un buon acquisto. Era andato in Nazionale ma si è subito perso».
Antonelli invece c’è in pianta fissa ormai...
«Mi ha chiamato subito dopo la convocazione, qualche merito me lo prendo».
Che idea ha del Genoa di quest’anno?
«E’ una squadra forte, deve solo trovare la quadratura del cerchio».
martedì 10 settembre 2013
Ancora sulla festa
Sinceramente non immaginavo di provocare un vespaio simile con quelle poche righe sulla festa. Il mio non era un articolo sul giornale ma qualche pensiero in libertà su un modesto blog che da qualche tempo mi diverto a scrivere e che per fortuna piace abbastanza. Ho riletto il pezzo e proprio non capisco dove posso aver offeso qualcuno. Ho parlato della straordinaria partecipazione della gente rossoblù e della fatica che e' stata fatta per una due giorni davvero unica. Ho tanti amici che per giorni hanno sudato per appendere bandieroni, risolvere problemi e organizzare il tutto e posso garantire che sono stati meravigliosi. Come non applaudire i "vecchi" della Nord, i ragazzi del 5r, quelli dei Figgi do Zena, del Verrina, solo per citare i primi che mi vengono in mente, e poi ovviamente i Soggetti Smarriti anche loro parte attiva della festa e nkn solo per quello di bello che hanno saputo fare sul palco. Ho solo detto che avrei fatto venire qualche ospite diverso per rendere le serate ancora più coinvolgenti, tutto qui. C'era da fare tutto questo casino? Proprio oggi ho saputo anche di alcune richieste folli avanzate da certi cantanti, hanno fatto bene gli organizzatori a dire no grazie.
Molti di voi si sono offesi per quelle righe, ma molti altri mi hanno fatto sapere di pensarla come me e non sono stati pochi. Chiudo con un pensiero: secondo me persino la presenza della squadra e' stata un di più, la cosa più bella e importante e' stata quella di vedere migliaia e migliaia di persone felici solo per essere nate genoane. Davanti ad una birra o ad un panino con la salsiccia....
domenica 8 settembre 2013
Pensieri sulla festa...in libertà
Mi piace andare controcorrente, l'ho sempre fatto sin da ragazzino e non smetterò certo ora. L'altra sera tornando a casa dalla festa del Palasport cercavo di pensare a cosa avevo appena assistito. Intanto ad una splendida dimostrazione di cosa significhi essere genoani e mi riferisco al lavoro fatto da centinaia di volontari e dalla partecipazione di intere famiglie e gente di ogni età. La cosa che più mi ha fatto piacere è stata proprio vedere una marea di bimbi fieri di indossare una maglia o sventolare una bandiera. Mi è piaciuta quindi la partecipazione popolare e l'entusiasmo di un popolo fiero della proprio storia nonostante le tante delusione subìte negli anni. Mi è piaciuto anche vedere Dario Bianchi commuoversi mentre riceve una targa dai suoi "colleghi" di gradinata, ma anche le facce di alcuni giocatori davvero sorpresi nel vedere una simile atmosfera. Ma sono molte anche le cose che mi hanno fatto sorridere. Eccole. Non ho capito con quale criterio siano stati scelti gli ospiti, tutti anni Ottanta e con un fascino davvero modesto soprattutto per chi neppure mai li aveva sentiti nominare. Perché Ivana Spagna? Perché i Gazebo e Sandy Marton? Forse sarebbe stato meglio un genovese come Cristiano De Andrè oppure se si voleva osare qualcosina in più anche il rossoblù Sergio Pizzorno, il leader dei Kasabian. E poi forse non era meglio organizzare un'amichevole di prestigio al Ferraris (che avrebbe avuto anche più risalto nazionale) piuttosto che una sorta di festa dell'Unità con musica e panini con salsiccia? Non so, se non fosse stato per il calore della gente, sul palco sabato sera poca energia e poco divertimento. Un appunto anche sull'elezione della Miss se me lo permettete. Non me ne voglia la bella Chiara Brasi, ma come è possibile che una candidata come Sara Vicale (basta andare su Google per vederla) possa addirittura arrivare terza? Il papà, proprietario del ristorante dove sono soliti andare giocatori e dirigenti, forse avrà capito perché la figlia non ha vinto. Ma allora perché l'hanno fatta partecipare? Cose da Grifo. Buon compleanno comunque Vecchio Genoa.
martedì 3 settembre 2013
Tutto bene, ma quella cessione di Ventre...
Devo ammettere che non mi aspettavo un finale di mercato del genere. Per una volta Preziosi mi ha sorpreso in positivo perché è riuscito nell'impresa di non cedere nessun giocatore importante e allo stesso tempo portare a casa giocatori di qualità. Come auspicavo è arrivato anche un portiere affidabile ed esperto in grado di trasmettere serenità al giovane Perin che continuo a ritenere non ancora pronto per giocare in A. Il buon Mattia diventerà sicuramente un grande numero uno, ma avrei preferito vederlo impegnato ancora una stagione in B magari in una squadra in lotta per salire.
I tifosi genoani, a volte, fatico a comprenderli. Nei giorni scorsi in molti mi hanno scritto dichiarandosi insoddisfatti dell'arrivo di Antonini e la cosa mi ha fatto sobbalzare. Il ragazzo ha 31 anni, non 41, 81 presenze con la maglia del Milan e un'esperienza che può davvero risultare utilissima anche all'interno dello spogliatoio. Se poi l'operazione prevede anche la cessione di un certo Birsa che al Grifone costava ben 900.000 a stagione il discorso si può chiudere qui.
La società rossoblù, lo ribadisco ha operato bene anche se con un po' di ritardo. Forse qualcosina poteva essere fatto prima ma ora è inutile discuterne, non serve a nulla. A questo punto la palla passa a Liverani che deve dimostrare in tempi brevi di poter stare in A e su una panchina difficile come quella del Genoa. Devo ammettere che qualche dubbio il mister me l'aveva fatto venire già mentre guardavo la partita di Spezia. Dopo un mese di lavoro in campo non c'era una squadra organizzata ma solo tanti giocatori che si muovevano poco e male. A Milano qualche miglioramento soprattutto in fase difensiva, con la Fiorentina invece il disastro più assoluto pur ritenendo la squadra viola di un'altra categoria. Penso che Liverani abbia le qualità per diventare un buon tecnico ma per il momento resto molto scettico. Di sicuro molto dipenderà dall'ambiente che dovrà dargli tempo magari perdonandogli altri errori che probabilmente, spero il meno possibile, farà.
Capitolo Gilardino. Non è vero che aveva chiesto di essere ceduto e con questo chiudo il discorso. Felicissimo che sia rimasto (così come lo sono tutti i suoi compagni) come del resto sono sempre stato convinto anche nelle settimane scorse quando tutti lo davano prima alla Lazio, poi al Napoli, quindi all'Inter o alla Juventus. Anche sul mio giornale per tutta l'estate ho espresso sempre lo stesso concetto: Gilardino non si muove, per fortuna o per caso, ho azzeccato il finale.
Riassumendo. Preziosi è stato di parola, Delli Carri ha lavorato in silenzio centrando tutti gli obiettivi, la società si è levata ingaggi pesanti con un saldo positivo di quasi 5 milioni di euro. A questo punto la parola passa al campo.
Ps. Ho detto che Preziosi ha fatto bene, ma dimenticavo una mossa che proprio non ho capito: la cessione del talento Ventre all'Inter. Sono anni che sento parlare di lui come un ragazzo dalle potenzialità enormi da lasciar crescere tranquillo e ora che è entrato in Primavera e trascorso l'estate con i "grandi" in Austria è stato ceduto. Vero che è stato ceduto in comproprietà in cambio di un altro ragazzo, ma che bisogno c'era di fare questa mossa?
I tifosi genoani, a volte, fatico a comprenderli. Nei giorni scorsi in molti mi hanno scritto dichiarandosi insoddisfatti dell'arrivo di Antonini e la cosa mi ha fatto sobbalzare. Il ragazzo ha 31 anni, non 41, 81 presenze con la maglia del Milan e un'esperienza che può davvero risultare utilissima anche all'interno dello spogliatoio. Se poi l'operazione prevede anche la cessione di un certo Birsa che al Grifone costava ben 900.000 a stagione il discorso si può chiudere qui.
La società rossoblù, lo ribadisco ha operato bene anche se con un po' di ritardo. Forse qualcosina poteva essere fatto prima ma ora è inutile discuterne, non serve a nulla. A questo punto la palla passa a Liverani che deve dimostrare in tempi brevi di poter stare in A e su una panchina difficile come quella del Genoa. Devo ammettere che qualche dubbio il mister me l'aveva fatto venire già mentre guardavo la partita di Spezia. Dopo un mese di lavoro in campo non c'era una squadra organizzata ma solo tanti giocatori che si muovevano poco e male. A Milano qualche miglioramento soprattutto in fase difensiva, con la Fiorentina invece il disastro più assoluto pur ritenendo la squadra viola di un'altra categoria. Penso che Liverani abbia le qualità per diventare un buon tecnico ma per il momento resto molto scettico. Di sicuro molto dipenderà dall'ambiente che dovrà dargli tempo magari perdonandogli altri errori che probabilmente, spero il meno possibile, farà.
Capitolo Gilardino. Non è vero che aveva chiesto di essere ceduto e con questo chiudo il discorso. Felicissimo che sia rimasto (così come lo sono tutti i suoi compagni) come del resto sono sempre stato convinto anche nelle settimane scorse quando tutti lo davano prima alla Lazio, poi al Napoli, quindi all'Inter o alla Juventus. Anche sul mio giornale per tutta l'estate ho espresso sempre lo stesso concetto: Gilardino non si muove, per fortuna o per caso, ho azzeccato il finale.
Riassumendo. Preziosi è stato di parola, Delli Carri ha lavorato in silenzio centrando tutti gli obiettivi, la società si è levata ingaggi pesanti con un saldo positivo di quasi 5 milioni di euro. A questo punto la parola passa al campo.
Ps. Ho detto che Preziosi ha fatto bene, ma dimenticavo una mossa che proprio non ho capito: la cessione del talento Ventre all'Inter. Sono anni che sento parlare di lui come un ragazzo dalle potenzialità enormi da lasciar crescere tranquillo e ora che è entrato in Primavera e trascorso l'estate con i "grandi" in Austria è stato ceduto. Vero che è stato ceduto in comproprietà in cambio di un altro ragazzo, ma che bisogno c'era di fare questa mossa?
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