mercoledì 11 settembre 2013
Milito, Juric, Preziosi e Cassano: parla Capozucca
Questa la mia intervista a Stefano Capozucca uscita oggi sul Mercantile. Per chi non l'avesse letta...
Il suo score nei derby è in positivo. Durante i nove anni in rossoblù infatti di stracittadine ne ha vinte molte e di questo va sicuramente orgoglioso. Stefano Capozucca, ora al Livorno, di fatto ha scritto la storia recente del Grifone con i suoi nove campionati da direttore sportivo. Successi, delusioni, colpi di mercato e contestazioni hanno contrassegnato un decennio coinciso con la rinascita del club più antico d’Italia ormai da tanti anni stabilmente nella serie che gli compete.
Direttore, domenica c’è il derby. Chissà quanti ricordi?
«Un’infinità, davvero. Per fortuna ho il bilancio in attivo, ne ho vinti tanti e questo per un genoano come me è motivo di vanto».
Genoano?
«Lo ero prima di venire a Genova e lo sono ancora di più oggi».
A proposito: quanto contava il gruppo storico nelle vostre vittorie di quegli anni?
«Moltissimo. C’erano dei giocatori diventati tifosi ed è per questo che andavamo al massimo. I vari Rossi, Milanetto, Criscito, Juric, Sculli e Biava posso assicurare che in campo erano delle “bestie”, avrebbero fatto qualsiasi cosa per vincere».
Ci racconta qualche aneddoto?
«Mi ricordo Juric e Milanetto sul pullman mentre andavamo allo stadio per giocare un derby. Per tutto il viaggio urlavano come matti mostrando la cassetta con le gare precedenti vinte sulla Sampdoria, erano bravissimi a caricare tutto l’ambiente. Hanno fatto così diverse volte».
Un altro?
«Vi ricordate quella famosa intervista di Cassano che definì “pallidi” i giocatori del Genoa? Nello spogliatoio di Pegli l’avremmo vista mille volte e ogni volta ci caricavamo a vicenda. Poi non posso raccontare cosa è successo nel tunnel degli spogliatoi al momento di entrare in campo, a Cassano i nostri ne hanno dette di tutti i colori. Per fortuna poi le cose andarono alla grande grazie a Milito».
Il derby che ricorda più volentieri?
«Il 3-0 in dieci contro undici, incredibile».
E quello che ricorda meno volentieri?
«Quello del gol di Maggio all’ultimo...».
Prima di una gara come questa riusciva a dormire?
«Poco e male, mi prendeva un’ansia pazzesca che non si può spiegare».
E dopo?
«Lo stesso. Perché se avevamo vinto facevamo festa fino a tardi, se invece avevamo perso mi prendeva una tristezza paurosa».
Gasperini ha affermato che quel derby finito 0-0 fu l’inizio della sua cavalcata in rossoblù. Conferma?
«Assolutamente sì. Era un brutto periodo, addirittura lui rischiava l’esonero in caso di sconfitta e qualche giocatore sarebbe stato anche contento. Ma in quella partita il gruppo si ricompattò al punto da fare 4 anni straordinari. Nessuno ha più fatto giocare bene il Genoa come Gasperini».
E il presidente come viveva i derby?
«Li sentiva in maniera particolare. Intanto in quella settimana veniva spesso al Pio e poi aveva un sguardo che era tutto un programma».
Vi siete lasciati dopo un lungo cammino fatto insieme. In che rapporti siete ora?
«Immediatamente dopo il divorzio eravamo ai ferri corti, ora le cose sono cambiate e c’è stima e rispetto reciproco. Io ho dato tanto a lui e lui ha dato tanto a me».
E’ così difficile lavorare con lui?
«E’ un luogo comune. Devo dire che non si è mai occupato di formazione con gli allenatori e che per loro ha sempre avuto grande rispetto. E’ un uomo che si è fatto dal nulla e quindi pretende sempre molto, poi certo a volte bisogna saperlo prendere».
Qual’è il colpo che ricorda con più piacere?
«Tanti, insieme a Preziosi abbiamo fatto grandi cose».
E la delusione più grande?
«Mi viene in mente Esposito, pensavamo di aver fatto un buon acquisto. Era andato in Nazionale ma si è subito perso».
Antonelli invece c’è in pianta fissa ormai...
«Mi ha chiamato subito dopo la convocazione, qualche merito me lo prendo».
Che idea ha del Genoa di quest’anno?
«E’ una squadra forte, deve solo trovare la quadratura del cerchio».
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